lunedì 3 dicembre 2012

"Ti chiami Lupo Gentile" (2008) di Luisa Mattia


“-Ha preso più botte che mozzichi de pane...-
Il padre gli si avvicinò, 
sfiorò con le dita la fronte di Claudio, 
la guancia.
- So' bei lividi pure i tuoi, però...-
- Lui sta peggio.-
Aldo rise, di una risata larga, 
grassa, 
che finiva in una specie di singulto.
Gli occhi gli brillavano.
- Pischello, sei pischello ancora, 
però se a sedici anni
fai fuori uno come il Sorcio, 
prometti bene, a papà tuo!-”
(Luisa Mattia, Ti chiami Lupo Gentile, Rizzoli, pagg. 100-101)



Personaggi principali
  • Claudio: protagonista, sedici anni, piccolo delinquente dedito soprattutto a spaccio di droga e racket
  • Pino, detto IL SORCIO: altro giovane criminale locale, antagonista di Claudio
  • Mauro, detto ZAGAJA: ragazzo della banda del SORCIO, balbuziente
  • Radu, detto RAGNO: ragazzino di origine rumena, ladruncolo di appartamenti ed amico del protagonista
  • Rocco, detto PUZZETTA: altro ragazzino amico di Claudio
  • Simona, detta SIMO: ex fidanzata di Claudio
  • Verena: fidanzata del SORCIO
  • Aldo: padre di Claudio e gestore di parte del racket locale
  • Paulo: bambino piccolo, amico di Claudio e figlio di un commerciante che si oppone al racket
Ambientazione
  • Italia, Ostia (Roma)

Claudio si trova ad un bivio della propria vita di adolescente difficile. Oltre alle spigolosità della maturazione fisica e mentale, la sua quotidianità si trova minacciata da una velocità del crescere accelerata rispetto al normale a causa di una complessa situazione fatta di violenza e delinquenza.
Una società ristretta, affacciata sulla riva del mare ostiense, dove le regole della strada sono dettate da rapporti giocati sul ruolo imprescindibile della forza. Un luogo dove i nomi stessi svaporano nell'atmosfera accaldata, cedendo il passo ad una sonorizzazione costituita da soprannomi il cui senso deriva, certamente, da quell'antica necessità di designare le persone sulla base di etichette sociali, privando l'individuo dell'intera gamma delle sue peculiarità e calandolo nella dimensione piatta e creata ad arte per stabilire confini e tagliare fuori. RAGNO sarà, dunque, veloce a scavalcare muretti ed a correre su due gambette affusolate, mentre il SORCIO avrà una linea delle narici talmente delineata e secca da ricordare il muso allungato di un ratto.
Una spiaggia, ed una città dove la voce minaccia, le mani impugnano coltelli, le gambe si stringono attorno ai motori di scooter lanciati a tutta velocità. Il metro, con il quale i ragazzi che animano le pagine di questo romanzo misurano il mondo, si presenta quindi come una commistione di elementi il cui principio si riduce alla lotta, alla sopraffazione, al dominio.
Il protagonista intuisce una sorta di squilibrio permanente. Nonostante continui con spavalda competenza sulla via della micro-criminalità, la laboriosità negativa del padre, intento ad organizzare e mantenere traffici e circuiti di protezione a pagamento dei commencianti, e di altri giovani come il SORCIO, suggerisce al suo animo una sorta di inquietudine. La terribile spontaneità con la quale il genitore gestisce la manipolazione dell'umanità attorno e, soprattutto, l'ombra di quella violenza gratuita che affiora dalla tendenza a schiacciare i più indifesi, inizia ad istillare nel suo cuore un germe di incomprensione.
Ma il percorso non potrà mai essere immediato, ed il dolore è il vero collante dello spirito in grado di unire i pezzi di un'esistenza frantumatasi contro scogli aguzzi.


Claudio cerca, in realtà, una certa intimità, un momento per riordinare sensazioni che non è ancora capace di ordinare. La sua immagine pubblica è pesante, poiché il ruolo di ogni possibile punto di riferimento per tanti non concede spesso spazio alla conquista di un'ambito solo ed esclusivamente per sé. Diventare un personaggio sulla bocca di molti espone al rischio, alle volte irreversibile, di plasmarsi eccessivamente in quella congiuntura, ed il ragazzo è innegabilmente un capo, una promessa nel panorama di quella fetta di criminalità nella quale la sua figura comincia a trasfigurarsi, assomigliando sempre di più alla corrotta maturità del padre. Nell'acqua, egli ritrova la dimensione dei suoi confini come ragazzo che gioca, estraniandosi per un po' di tempo dalle incombenze della terraferma e permettendo al mare di allentare, almeno superficialmente, le tensioni che gli hanno fatto aprire gli occhi troppo presto. Una funzione catartica che agisce tramite la sintesi della lontananza incarnata dal fluido e dalla separazione dal cemento.

Il riflesso paterno sulla sagoma di Claudio è un tratto irrinunciabile della questione. L'uomo assolve, nel testo, non solo all'esigenza narrativa di esemplificazione del male incarnato, tramite per l'appunto l'idea della freddezza e della naturalità che dimostra nella veicolazione della crudeltà, ma, in particolar modo, all'onnipresenza, all'estensione di una sorta di via del non ritorno oltre la quale tutto è oscuro o, per meglio dire, tutto è morte. Nella famiglia del ragazzo, la componente affettiva viene sdoppiata e sminuita radicalmente dall'affiancamento di un'alternativa familiare su base esclusivamente sessuale, rappresentata dalla prostituta frequentata dal padre e domiciliata in un appartamento al piano inferiore rispetto alla dimora originaria; in esso, l'uomo perde totalmente la sua connotazione di marito e padre e si colloca sul viso la maschera disinibita del doppio che, accantonata momentaneamente la moglie, ne genera una seconda completamente differente e caratterizzata da un nucleo impersonale e privo di diritti e dignità. Se le percosse e la violenza sessuale imposte alla madre di Claudio vengono, seppure con l'innegabile gravità del caso, vissute dai coniugi nei termini comunque compresi all'interno di una dialettica matrimoniale, dove la carezza o il bacio, anche se rubati e ruvidi, sono presenti, nell'accezione spaziale e morale della casa-copia, il tempo e la capacità per contenere speranze, trasporto emotivo e amore sono definitivamente rimossi in luogo di, sostanzialmente, nulla, dove anche il vuoto comunicativo, oltreché etico, getta indelebile le sue orme.
Ed il tocco di questa vacuità accomuna tutti i ragazzi che si muovono sulla scena, indipendentemente dall'origine delle famiglie o dalla professione dei genitori; l'idea della ricchezza facile pone di sbieco la visione corretta delle cose, instaurando un conflitto fra genitori e figli che va ben oltre le motivazioni generazionali, ma scava fino all'osso della civiltà e delle problematiche connesse all'educazione che tutta la società imprime sul fanciullo. I giovani scoprono, senza una guida che li possa consigliare, le meccaniche gelide dell'opportunismo, della competizione, del delitto, lasciando però che, ogni tanto, subentri qualche tratto infantile ad aumentare il contrasto nel quadro generale e ponga i delinquentelli, con quei visi puerili, nella condizione quasi kitsch di pessimo abbinamento con le armi e con gli oggetti di cui si circondano.

Con la maturazione del corpo, anche la tendenza all'indipendenza si sta affinando. Crescere, per Claudio, vuole dire soprattutto non dover più obbedire al padre, per il quale l'amore si è spento da tempo. E nell'assenza di un valido referente maschile, il protagonista si guarda dentro, inizialmente con un occhio di accondiscendenza per l'inclinazione criminale che in lui ha messo radici, ma poi, preso da riflessioni basate sull'osservazione di altri esempi che presentano alternative a quelle da sempre conosciute, principia nello scossare i sedimenti di una vita che si sta conformando su una misura di schiavitù. E non è soltanto per l'orgoglio, ferito dall'abbandono della fidanzata Simona, disgustata dal futuro immaginato al fianco di quel ragazzo disgraziato, ma, particolarmente, per la violazione dell'innocenza di un bambino a cui Claudio è affezionato, una piccola vittima del marchingegno perverso edificato dietro alle estorsioni. Il protagonista si scoprirà diverso, e, nel salvataggio di questo bimbo rapito come monito al padre che si opponeva al racket, perderà il pelo di predatore che lo aveva coperto fino a quel momento, lottando, mordendo, mettendo anche a repentaglio la propria incolumità fisica, ma uscendone spurgato dal sangue nero che circolava nelle vene e con le pupille sorridenti di una nuova visione del mondo.

italyhastodie
......................................................................................................
Collegamenti e video










Nessun commento:

Posta un commento