“-Ha
preso più botte che mozzichi de pane...-
Il
padre gli si avvicinò,
sfiorò con le dita la fronte di Claudio,
la
guancia.
- So'
bei lividi pure i tuoi, però...-
- Lui
sta peggio.-
Aldo
rise, di una risata larga,
grassa,
che finiva in una specie di
singulto.
Gli
occhi gli brillavano.
-
Pischello, sei pischello ancora,
però se a sedici anni
fai
fuori uno come il Sorcio,
prometti bene, a papà tuo!-”
(Luisa
Mattia, Ti chiami Lupo Gentile, Rizzoli, pagg. 100-101)
Personaggi
principali
- Claudio: protagonista, sedici anni, piccolo delinquente dedito soprattutto a spaccio di droga e racket
- Pino, detto IL SORCIO: altro giovane criminale locale, antagonista di Claudio
- Mauro, detto ZAGAJA: ragazzo della banda del SORCIO, balbuziente
- Radu, detto RAGNO: ragazzino di origine rumena, ladruncolo di appartamenti ed amico del protagonista
- Rocco, detto PUZZETTA: altro ragazzino amico di Claudio
- Simona, detta SIMO: ex fidanzata di Claudio
- Verena: fidanzata del SORCIO
- Aldo: padre di Claudio e gestore di parte del racket locale
- Paulo: bambino piccolo, amico di Claudio e figlio di un commerciante che si oppone al racket
Ambientazione
- Italia, Ostia (Roma)
Claudio
si trova ad un bivio della propria vita di adolescente difficile.
Oltre alle spigolosità della maturazione fisica e mentale, la sua
quotidianità si trova minacciata da una velocità del crescere
accelerata rispetto al normale a causa di una complessa situazione
fatta di violenza e delinquenza.
Una
società ristretta, affacciata sulla riva del mare ostiense, dove le
regole della strada sono dettate da rapporti giocati sul ruolo
imprescindibile della forza. Un luogo dove i nomi stessi svaporano
nell'atmosfera accaldata, cedendo il passo ad una sonorizzazione
costituita da soprannomi il cui senso deriva, certamente, da
quell'antica necessità di designare le persone sulla base di
etichette sociali, privando l'individuo dell'intera gamma delle sue
peculiarità e calandolo nella dimensione piatta e creata ad arte per
stabilire confini e tagliare fuori. RAGNO sarà, dunque, veloce a
scavalcare muretti ed a correre su due gambette affusolate, mentre il
SORCIO avrà una linea delle narici talmente delineata e secca da
ricordare il muso allungato di un ratto.
Una
spiaggia, ed una città dove la voce minaccia, le mani impugnano
coltelli, le gambe si stringono attorno ai motori di scooter
lanciati a tutta velocità. Il metro, con il quale i ragazzi che
animano le pagine di questo romanzo misurano il mondo, si presenta
quindi come una commistione di elementi il cui principio si riduce
alla lotta, alla sopraffazione, al dominio.
Il
protagonista intuisce una sorta di squilibrio permanente. Nonostante
continui con spavalda competenza sulla via della micro-criminalità,
la laboriosità negativa del padre, intento ad organizzare e
mantenere traffici e circuiti di protezione a pagamento dei
commencianti, e di altri giovani come il SORCIO, suggerisce al suo
animo una sorta di inquietudine. La terribile spontaneità con la
quale il genitore gestisce la manipolazione dell'umanità attorno e,
soprattutto, l'ombra di quella violenza gratuita che affiora dalla
tendenza a schiacciare i più indifesi, inizia ad istillare nel suo
cuore un germe di incomprensione.
Ma il
percorso non potrà mai essere immediato, ed il dolore è il vero
collante dello spirito in grado di unire i pezzi di un'esistenza
frantumatasi contro scogli aguzzi.
Claudio
cerca, in realtà, una certa intimità, un momento per riordinare
sensazioni che non è ancora capace di ordinare. La sua immagine
pubblica è pesante, poiché il ruolo di ogni possibile punto di
riferimento per tanti non concede spesso spazio alla conquista di
un'ambito solo ed esclusivamente per sé. Diventare un personaggio
sulla bocca di molti espone al rischio, alle volte irreversibile, di
plasmarsi eccessivamente in quella congiuntura, ed il ragazzo è
innegabilmente un capo, una promessa nel panorama di quella fetta di
criminalità nella quale la sua figura comincia a trasfigurarsi,
assomigliando sempre di più alla corrotta maturità del padre.
Nell'acqua, egli ritrova la dimensione dei suoi confini come ragazzo
che gioca, estraniandosi per un po' di tempo dalle incombenze della
terraferma e permettendo al mare di allentare, almeno
superficialmente, le tensioni che gli hanno fatto aprire gli occhi
troppo presto. Una funzione catartica che agisce tramite la sintesi
della lontananza incarnata dal fluido e dalla separazione dal
cemento.
Il
riflesso paterno sulla sagoma di Claudio è un tratto irrinunciabile
della questione. L'uomo assolve, nel testo, non solo all'esigenza
narrativa di esemplificazione del male incarnato, tramite per
l'appunto l'idea della freddezza e della naturalità che dimostra
nella veicolazione della crudeltà, ma, in particolar modo,
all'onnipresenza, all'estensione di una sorta di via del non
ritorno oltre la quale tutto è
oscuro o, per meglio dire, tutto è morte. Nella famiglia del
ragazzo, la componente affettiva viene sdoppiata e sminuita
radicalmente dall'affiancamento di un'alternativa familiare su base
esclusivamente sessuale, rappresentata dalla prostituta frequentata
dal padre e domiciliata in un appartamento al piano inferiore
rispetto alla dimora originaria; in esso, l'uomo perde totalmente la
sua connotazione di marito e padre e si colloca sul viso la maschera
disinibita del doppio che, accantonata momentaneamente la moglie, ne
genera una seconda completamente differente e caratterizzata da un
nucleo impersonale e privo di diritti e dignità. Se le percosse e la
violenza sessuale imposte alla madre di Claudio vengono, seppure con
l'innegabile gravità del caso, vissute dai coniugi nei termini
comunque compresi all'interno di una dialettica matrimoniale, dove la
carezza o il bacio, anche se rubati e ruvidi, sono presenti,
nell'accezione spaziale e morale della casa-copia,
il tempo e la capacità per contenere speranze, trasporto emotivo e
amore sono definitivamente rimossi in luogo di, sostanzialmente,
nulla, dove anche il vuoto comunicativo, oltreché etico, getta
indelebile le sue orme.
Ed
il tocco di questa vacuità accomuna tutti i ragazzi che si muovono
sulla scena, indipendentemente dall'origine delle famiglie o dalla
professione dei genitori; l'idea della ricchezza facile pone di
sbieco la visione corretta delle cose, instaurando un conflitto fra
genitori e figli che va ben oltre le motivazioni generazionali, ma
scava fino all'osso della civiltà e delle problematiche connesse
all'educazione che tutta la società imprime sul fanciullo. I giovani
scoprono, senza una guida che li possa consigliare, le meccaniche
gelide dell'opportunismo, della competizione, del delitto, lasciando
però che, ogni tanto, subentri qualche tratto infantile ad aumentare
il contrasto nel quadro generale e ponga i delinquentelli, con quei
visi puerili, nella condizione quasi kitsch
di pessimo abbinamento con le armi e con gli oggetti di cui si
circondano.
Con la maturazione del corpo, anche la tendenza all'indipendenza si
sta affinando. Crescere, per Claudio, vuole dire soprattutto non
dover più obbedire al padre, per il quale l'amore si è spento da
tempo. E nell'assenza di un valido referente maschile, il
protagonista si guarda dentro, inizialmente con un occhio di
accondiscendenza per l'inclinazione criminale che in lui ha messo
radici, ma poi, preso da riflessioni basate sull'osservazione di
altri esempi che presentano alternative a quelle da sempre
conosciute, principia nello scossare i sedimenti di una vita che si
sta conformando su una misura di schiavitù. E non è soltanto per
l'orgoglio, ferito dall'abbandono della fidanzata Simona, disgustata
dal futuro immaginato al fianco di quel ragazzo disgraziato, ma,
particolarmente, per la violazione dell'innocenza di un bambino a cui
Claudio è affezionato, una piccola vittima del marchingegno perverso
edificato dietro alle estorsioni. Il protagonista si scoprirà
diverso, e, nel salvataggio di questo bimbo rapito come monito al
padre che si opponeva al racket, perderà il pelo di predatore che lo
aveva coperto fino a quel momento, lottando, mordendo, mettendo anche
a repentaglio la propria incolumità fisica, ma uscendone spurgato
dal sangue nero che circolava nelle vene e con le pupille sorridenti
di una nuova visione del mondo.
italyhastodie
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